Arte - Il Quadro della Madonna del Buon Consiglio


IL QUADRO DELLA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO

NELLA CHIESA DI S. BENEDETTO IN FROSINONE

di

Giovanni De Vincentis

Brevi riferimenti storici
(riguardanti il miracolo, il dipinto e la cornice a raggiera dorata)

II dipinto su tela raffigurante la Madonna del Buon Consiglio ritenuto della scuola "di Giulio Romano, o di Raffaello Sanzio" (Tancredi G., "Commentario intorno al prodigio avvenuto nella sacra immagine di Maria del B. Consiglio nella città di Frosinone il 10 luglio 1796", ROMA 1863, compilato sugli atti del processo canonico), sul finire del '700, era stato acquistato dalla famiglia patrizia Ciceroni tramite un Agostiniano, tale P. Palladi (Barbagallo I., "Frosinone - lineamenti storici", pg. 288, FROSINONE 1975), ed era stato posto presso il palazzo Ciceroni del quale tuttora esistono alcuni portali e finestre nell'edificio situato di fronte l'attuale museo archeologico cittadino. In occasione del rifacimento del palazzo Ciceroni, il quadro fu affidato alla fantesca della casa che lo fece sistemare provvisoriamente presso la casa Guglielmi ove abitava, nel rione Civita al n°97, sua sorella. Il 10 di luglio del 1796, proprio in questa casa, avvenne il miracolo che sconvolse inizialmente le pie donne riunite per il rosario dinanzi al dipinto e che vide poi, per tutta la notte, la popolazione della città e delle contrade esterne venire ad ammirare il prodigioso avvenimento: "La Madonna apriva gli occhi e guardava i fedeli, poi il viso diveniva colore vermiglio. Alle volte l'occhio sinistro che guardava il Bambino si velava di pianto" (Barbagallo I., "FROSINONE...", op.cit., pg. 288). "Il P. Francesco De Paola, liguorino, predicò un triduo, esortando a penitenza e alla devozione verso la Madonna, (omissis)". Il miracolo si ripeté per sei mesi. Vennero doni e offerte. Domenico Antonio Guglielmi offrì sc. 300. Con queste oblazioni fu rimessa a nuovo la navata centrale di S. Benedetto, preparata una corona all'immagine e costruita una macchina per collocarla, ossia la raggiera che ancora oggi si vede." (Barbagallo I.,"FROSINONE...", op.cit., Pg.289).
Data la straordinarietà dell'evento, venne subito istruito dalle autorità ecclesiastiche dell'epoca un processo che porta il seguente titolo: "Frusinonis 1796. Coram Ill.mo Xante Patemi Vicario Generale Curiae episcopalis Verularum super excelsis innumerisque prodigiis operatis a Deipara semper Virgine Maria sub titulo Boni Consilii mediante Eius Ven. Effigie in tela delineata. loseph Marcocci Notarius Cancellarius Ecclesiasticus". Successivamente (1797) i soldati napoleonici saccheggiarono la chiesa rubando la corona che i fedeli avevano posto sulla testa della Madonna, che dovette quindi essere rifatta l'anno 1800 e riposta sul capo della Vergine e del Bambino con una pubblica incoronazione di cui fu redatto l'atto notarile (Tancredi G. op.cit., pg.26); in seguito il quadro, sottratto ai francesi durante il saccheggio (1798), fu conservato da un tale Tornei, parrocchiano della chiesa e quindi riesposto al pubblico il 5 ottobre 1863
(Tancredi G., op.cit., pg.24).

Il quadro e la cornice

Da quanto detto in queste note storiche e da ciò che si è rilevato direttamente sull'opera, possiamo riassumere quanto segue:

1) - il dipinto su tela raffigura la Madonna appellata del "Buon Consiglio" disposta a mezza figura con in braccio il bambino Gesù; la sua fattura si deve ritenere di mano di un artista locale, anche se alcune fonti la definiscono di scuola di Giulio Romano se non di Raffaello Sanzio addirittura, ed è databile intomo al sec. XVI; la figura dipinta è adorna di due corone ingioiellate (una posta sul capo della Vergine e l'altra su quello del Bambino), e del filo rimanente di una collana che era stata collocata sul petto della Vergine: entrambe le corone sono dell'anno 1800. La composizione del dipinto vede la Madonna con la testa chinata verso quella del Bambino e con lo sguardo rivolto verso l'osservatore, mentre il bambino si protende verso la madre con le braccia, anche lui con gli occhi rivolti verso l'osservatore.
2) - la cornice a raggiera in legno dorato è originale del 1796, realizzata con gli oboli lucrati durante i giorni in cui si verificò l'evento prodigioso, e presenta raffigurati a scultura un arcangelo a figura intera nell'atto di sostenere dal basso la cornice contenente il dipinto, ed un cherubino, anch'esso a figura intera, in posizione alta e diagonalmente opposta a quella dell'altra figura. Entrambe le figure sono inscritte nel perimetro della raggiera dalla quale si staccano con forte effetto plastico, accentuato dalla presenza di un motivo a nuvolette modellato per dare uno sfondo alla cornice modanata del dipinto, e dal quale si dipartono i raggi, a più livelli sovrapposti, della raggiera. Questo motivo a nuvolette è decorato con argentatura, come è risultato all'atto del restauro allorché sono stati eliminati i recenti strati rovinati di doratura e porporina: in questo modo il suddetto effetto plastico è ulteriormente accentuato dall'effetto cromatico dell'argento sulla doratura.

Il quadro e la cornice sono stati oggetto di restauro nel giugno del 1996, e le operazioni di restauro hanno visto la proposizione di diversi interventi specialistici:
1 - per il quadro si è provveduto ad una rifoderatura, mentre per la pittura (dato che il primo strato è stato steso su una preparazione a bolo, molto suscettibile all'umidità) è stato predisposto un consolidamento tramite il metodo BEVA 371. La reintegrazione delle piccole parti mancanti di pittura, è stata effettuata a selezione cromatica ad acquerello (reversibile).
2 - Per la corona, effettuata la pulitura, si è predisposta una struttura in plexiglas, ritagliata sul suo bordo, in modo da mantenerla scostata dalla tela, per evitare ulteriori contaminazioni da ossidi metallici.

3 - Per la cornice si è operata la rimessa in luce delle dorature e argentature primigenie tramite uso di bisturi, nonché il ripristino e la ridoratura a foglia circoscritta alle lacune incontrate.
Durante questi lavori è stato osservato dai restauratori che dagli strati di gesso sovrapposti alle diverse e successive dorature, stava venendo in luce una lavorazione ad intagli della cornice di altissima qualità; inoltre si è rilevata la uguale fattura della cornice e della figura dell'arcangelo (coevi al miracolo del quadro), mentre il cherubino presenta una fattura alquanto posteriore, probabilmente seicentesca, che viene confermata dalla diversa stratificazione della doratura: questo ci porta a supporre che il cherubino sia stato aggiunto alla cornice prelevandolo da qualche opera precedente.


Arch. Giovanni De Vincentis

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